A Palermo tra i dolci più rinomati rimangono ancora oggi la frutta Martorana delle nobili Signore dell’Ordine di San Benedetto di Palermo. Si erano stabilite nello splendido edificio voluto, attorno al 1140, da Giorgio Antiocheno, Grande Ammiraglio di re Ruggero, affidato al clero greco nel 1221. Nel 1435 fu ceduto da re Alfonso d’Aragona alle monache benedettine del vicino convento fondato nel 1194 da Eloisa Martorana. Fu più noto ai siciliani per i dolci di pasta di mandorla, retaggio di antichi pasticcieri saraceni. Di certo sappiamo, però, che quelle suorine andavano molto fiere del loro giardino “ricco di ogni sorta di verdure e alberi di ogni frutto”.
Pare abbiano ricevuto, ma senza precisazione circa l’anno, né altri elementi che ne possano fare identificare il periodo, la visita di un cardinale curioso di vedere quelle delizie botaniche. In ogni caso l’eminentissimo scelse per la sua visita, malignamente forse, il periodo invernale. Le monachelle non si persero d’animo e attaccarono ai rami spogli dei loro alberi ogni sorta di frutta realizzata con pasta di mandorle e dipinta con i colori vivissimi della maturazione. Burlarono così il cardinale, ma pure il buon Dio che aveva deciso, a suo tempo, che la frutta fosse legata al ritmo delle stagioni. Dopo il 1886, con la soppressione degli Ordini voluta dal nuovo regno sabaudo, le nobili signore cessarono la loro dolce attività che divenne patrimonio dei pasticcieri palermitani. E non solo.
- 500 gr di farina di mandorle;
- 500 gr di zucchero al velo;
- 1 fialetta aroma mandorla;
- 1 bustina di vaniglia;
- 100 ml di acqua;
- 1 cucchiaio scarso di glucosio o miele;
- amido di mais per spolverare la forma;
- formine di frutta varia in gesso o silicone;
- colori alimentari, gambi e foglie artificiali per decorare;
- lucidante per dolci;
In una ciotola capiente miscelare bene la farina di mandorle, lo zucchero e la vaniglia, quindi aggiungere l'aroma mandorla, il glucosio e l'acqua e impastare premendo bene gli ingredienti e poi fare riposare l'impasto per una mezz'ora. Usare l'amido per infarinare la formina e sistemare un poco di impasto già sagomato un po' con le mani, premere bene e poi uscire delicatamente la forma ottenuta sistemando in un vassoio coperto con carta forno.
Se possedete un'ottima manualità divertitevi a fare la frutta senza formine, il divertimento è assicurato. Fare asciugare la frutta per 24 ore, quindi dipingere con pochissimo colore sciolto con acqua e fare asciugare di nuovo. Per ultimo passare il lucido per un effetto reale della frutta. Per le castagne arrostite invece del lucido spolverare con un po' di amido di mais. Decorare con gambi e foglie.
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